French Connection

cocktail by cocktailreporter.com

Bicchiere : Old Fashioned

Metodo : Stir & Strain

Decorazione : Zest di Limone

Ingredienti :

  • 60 ml di Cognac V.S.O.P.
  • 30 ml di Amaretto

Preparazione :

Versare gli ingredienti in un mixing glass con ghiaccio e mescolare per 15 – 20 secondi a seconda del ghiaccio che utilizzate, cubi di ghiaccio grandi richiedono una mescolata più lunga per raggiungere le temperatura e il livello di diluizione desiderato.
Filtrare con uno strainer in un bicchiere old fashioned con ghiaccio.
Esprimere gli oli essenziali della buccia di un limone sulla superficie del drink e lasciare cadere la scorzetta nel bicchiere.

Note sugli ingredienti :

Il French Connection è un cocktail dal sapore forte ma elegante, il corpo del drink viene definito dalla quantità di Amaretto utilizzata, che porterà dolcezza e texture nella ricetta. Un afterdinner in cui il tenore alcolico è affiancato da una profumata nota fruttata, i richiami di albicocca, ciliegia e mandorle del liquore si combinano armoniosamente con il sapore elegante dello spirito francese che porta forza alcolica, sentori di frutta e profumi di vaniglia, cannella e frutta secca prese dalla botte.

Va da sé che una ricetta così semplice dipende in primo luogo dalla qualità degli ingredienti utilizzati. Senza scomodare etichette Napoleon o X.O., un giovane Cognac VS, funzionerà bene in questa ricetta portando un sapore fresco e fruttato, e senza dubbio, un VSOP porterà nel drink la maturità ed il sapore del tempo passato nelle botti che dona al cocktail una maggiore raffinatezza al palato.

Un aspetto sostanziale del French Connection è la quantità di Amaretto che si sceglie di utilizzare nella ricetta. Sebbene la versione più tradizionale di questo drink veda parti uguali di Cognac e liquore, trovo queste proporzioni sbilanciate verso un profilo troppo dolce e oltremodo ruffiano del cocktail. Come per il Rusty Nail, o per il God Father la struttura della ricetta a due ingredienti porta il liquore a lavorare come addolcitore che crea la corposità al palato del cocktail, ma soprattutto porta sapore e lavora di sponda con il distillato per esaltarne le caratteristiche. È importante dunque che in questo caso l’Amaretto non appanni l’eleganza del Cognac ma al contrario faccia brillare i sentori rotondi e fruttati.

La Storia :

Il French Connection fa parte della trilogia di cocktail, a cui appartengono anche il God Father ed il God Mother, che rappresentavano nell’immaginario collettivo, la malavita italiana e marsigliese negli Stati Uniti. Il cocktail ha raggiunto la notorietà nei primi anni ’70 e come è successo anche per la trilogia di Corleone, porta lo stesso nome del film del 1971 vincitore di cinque premi oscar, con Gene Hackman, anche se in Italia la pellicola è conosciuta con il titolo “Il braccio violento della legge”.

Gene Hackman the French Connection 24x36 Poster - Walmart.com - Walmart.com
Gene Hackman che interpreta Popeye Doyle in French Connection

Cognac francese e amaretto italiano (in quegli anni Disaronno ebbe un grande successo con le esportazioni verso gli Stati Uniti) erano ingredienti, che purtroppo condividevano la provenienza con organizzazioni criminali che si spartivano il business degli stupefacenti tra gli anni ’40 e gli anni ’70. Con produzione a Marsiglia e distribuzione italo-americana sul suolo statunitense, da qui il nome e il chiaro rimando a quella che è diventata famosa come la “trilogia dei cocktail criminali”.

Il nome di chi abbia preparato per primo questa ricetta si è perso negli anni, c’è chi sostiene che la ricetta fosse antecedente al film di almeno 20 anni, attribuendo la paternità del cocktail all’ex Presidente A.IB.E.S. Luigi Parenti, che avrebbe presieduto una riunione tra associazioni di categoria, a Briancon al confine tra Italia e Francia al momento della fondazione dell’I.B.A. nel 1951. In quella occasione insieme a mon sier Alan Ghandour si pensa abbia avuto origine la ricetta. La storia regge visto il peso ed il ruolo di Parenti all’interno dell’associazione italiana e di quella internazionale, ma ci sono due punti che fanno vacillare l’ipotesi: il primo è che in occasione della fondazione dell’I.B.A. Luigi Parenti era impegnato in Inghilterra e non in Italia.
Il secondo, che è un po’ la chiave di lettura della mancata fondatezza dell’ipotesi, è che in quanto membro tra i padri fondatori dell’associazione, Parenti avrebbe dovuto inserire la ricetta sin dalla prima stesura della lista dei cocktail internazionali

Il successo della ricetta degli anni Settanta ha portato il French Connection nella lista IBA del 1986, dove è rimasto negli anni per arrivare all’edizione del 2020 nella categoria dei Contemporary Classics. La versione IBA da sempre prevede gli ingredienti miscelati in parti uguali, ed il drink “costruito” direttamente nel bicchiere, ma in particolar modo dagli anni ’90 in poi si è fatta strada sui banconi la versione più asciutta con due parti di spirito e una di liquore.

S.A. Berk : The New York Bartender’s Guide, 1997

La versione 2:1 non è la preferita di Dale DeGroff, che nel suo “The Craft of the Cocktail” presenta un (very)French Connection, che di italiano ha poco e viene servita in un bicchiere da cognac riscaldato.

Dale DeGroff: The Craft of the Cocktail, 2003

Questo classico della miscelazione di altri tempi oggi ha un appeal diverso sul pubblico, ma resta  un ottimo afterdinner dal carattere rotondo e deciso.

error: Questi contenuti sono protetti da copyright ©. Usa la pagina Contatti per chiederci una collaborazione, saremo lieti di partecipare ☻