Tommy’s Margarita

Cocktail Reporter Tommy's Margarita

Bicchiere: Old fashioned

Metodo : Shake and strain

Decorazione: Spicchio di lime e bordatura di sale (opzionale)

Ingredienti:

  • 60 ml di tequila reposado
  • 30 ml di succo fresco di lime
  • 15 ml di nettare di agave

Preparazione:


Come prima cosa si inumidisce il bordo del bicchiere con il succo di uno spicchio di lime e si cosparge per metà con del sale.
Versare gli ingredienti in uno shaker, aggiungere il ghiaccio e shakerare per 8-9 secondi, filtrare con uno strainer e un colino a maglia stretta in un old fashioned colmo di ghiaccio.
La decorazione ideale è uno spicchio di lime.

Note sugli ingredienti:

Julio Bermejo ritiene che il drink non abbia bisogno del rim di sale perchè la ricetta ha già il suo equilibrio così come è, ma stiamo parlando sempre di un margarita, quindi a seconda delle preferenze del cliente il drink può avere una bordatura di sale oppure no, il consiglio più classico in questi casi è di bordare solo metà del bicchiere.
E’ sempre bene usare succo di lime fresco spremuto al momento per evitarne l’ossidazione.
Il nettare d’agave, dà struttura e corpo al drink, il suo sapore naturalmente mielato armonizza il sapore pungente del lime e riesce ad esaltare il sapore deciso e terroso di un tequila 100% agave.

Un drink come questo è stato pensato proprio per fare esprimere al meglio il sapore del tequila 100%agave , motivo per cui non esiste un tequila migliore da indicare in ricetta. Piuttosto ciascun tequila darà al cocktail sapori diversi e la scelta dipende dal profilo di sapore che si vuole dare al drink, una tipica differenziazione ad esempio viene fatta in base allo stile del distillato se è prodotto nelle “highlands” o nella “valley”.

Per esempio consiglio di usare un tequila reposado per dare al drink un sapore strutturato e con toni di legno. Invece se si vuole dare al drink un sapore fresco, vegetale e terroso la scelta deve ricadere su un tequila blanco.

La Storia:

Dalla metà degli anni 80 Julio Bermejo iniziò a lavorare come bartender al bar del ristorante di famiglia, il Tommy’s Restaurant di San Francisco che serviva cucina messicana.

Erano gli anni in cui per preparare un margarita andavano bene anche un tequila mixto e un sour mix di quelli liofilizzati. Andando controtendenza Julio iniziò a prendere le distanze da quel lavoro grossolano e iniziò una selezione di tequila 100% agave da vendere nel proprio locale. L’idea era quella di preparare il cocktail usando solo tequila della migliore qualità e succo di lime fresco, insieme ovviamente al curçao. Il locale divenne presto un punto di riferimento per gli amanti del distillato di agave.
La scelta fu ripagata quando nel 1999, il Wall Stree Journal in un articolo dedicato ai distillatori di tequila definì il Tommy’s Restaurant “l’epicentro del Tequila negli Stati Uniti”. Anche la CNN definì il Tommy’s come la scintilla della rivoluzione del tequila.

Alla fine degli anni ’90, con l’arrivo del nettare d’agave sul mercato americano Bermejo subito decise di inserire lo sciroppo nella ricetta al posto del liquore all’arancia. Il suo scopo era quello di esaltare al massimo il sapore del Tequila e non mascherarlo come succedeva nei margarita dozzinali di fine ‘900.

La ricetta del Tommy’s si è delineata nel tempo, seguendo un percorso come evoluzione e miglioramento del margarita classico che si serviva nel risotrante. Il primo passo fu quello utilizzare solo succo fresco di lime persiani, il secondo passo fu quello di scegliere Herradura 100% agave e infine il nettare d’agave per dare al drink un sapore interamente di agave.

La fama di Bermejo in quanto esperto di tequila crebbe, e il suo lavoro venne notato. Nel 2001 Julio venne invitato a Londra dove incontrò Dre Masso, Wayne Collins, Henry Besant.
Proprio a questi mixologist inglesi è attibuito il successo della ricetta prima a Londra e poi nel resto d’Europa al punto tale da renderlo un “classico moderno”.

Il profilo semplice, aspro e dolce del drink lo rendeva perfetto per essere inserito nel menu di qualsiasi cocktail bar, e l’utilizzo di prodotti di qualità faceva riscuotere grandi consensi tra la clientela. Tuttavia non credo che Bermejo subito realizzò la grande potenzialità del suo cocktail, infatti non gli diede un nome. Semplicemente lo chiamavano il “margarita della casa” e Julio è solito raccontare che furono i suoi amici di Londra che iniziarono a chiamarlo il Margarita del Tommy’s.

E’ famoso l’aneddoto dell’incontro tra Bermejo e Dick Bradsell, quando Julio con devozione chiese “Dick mi prepareresti un bramble?” e Bradsell rispose che desiderava un Tommy’s Margarita.

Attualmente il Tommy’s Restaurant presenta la più grande selezione di etichette di tequila degli Stati Uniti e dal 2011 il drink è entrato nella lista ufficiale dei cocktail I.B.A.

Julio Bermejo mentre prepara un Tommy’s Margarita

Una delle foto tipiche dove viene raffigurato Bermejo è mentre versa nella campana di un blender. A questo proposito va fatta una precisazione: il Tommy’s assolutamente non è un cocktail frozen e non si prepara nel blender!!!
In realtà Julio è molto affezionato alla campana del blender e ha reso l’utilizzo di questo boccale un po’ il suo marchio di fabbrica.
Al Tommy’s Restaurant il signature rappresenta il 99% dei drink ordinati, ed è per questo motivo che al bar preferiscono usare la campana di un frullatore come uno shaker per preparare quanti più Tommy’s possibile contemporaneamente.

In conclusione, dietro a questo nome così simpatico da ricordare, c’è una ricetta che è disarmante per quanto è allo stesso tempo semplice ma dal sapore ben definito, con tanta attenzione al dettaglio e prevede l’utilizzo solo di prodotti di qualità. Questo è il motivo del successo del Margarita del Tommy’s.

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