Bicchiere : Calice da Vino
Metodo : Build
Decorazione : Oliva verde e Fetta d’Arancia
Ingredienti :
- 60 ml di Aperitivo Bitter Italiano
- 90 ml di Prosecco
- 22 ml di di Acqua Frizzante
Preparazione :
Versate nell’ordine il prosecco, il bitter aperitivo e uno “spruzzo” di acqua frizzante in un bicchiere colmo di ghiaccio. Versando il prosecco prima del bitter, otterrete una migliore miscelazione e un colore uniforme e brillante.
Mescolate molto delicatamente, per non rovinare l’effervescenza del drink e decorate con una fetta d’arancia e un’oliva verde su di un bastoncino.
Note sugli ingredienti :
Dolce, frizzante, amaricante, a tratti erbaceo e decisamente beverino. Lo Spritz è un drink fresco e semplice, dalla bassa gradazione alcolica ideale per un brunch o un aperitivo serale.
I bitter aperitivo alla base della ricetta hanno in comune un sapore dolce-amaro e una bassa gradazione alcolica che varia dagli 11 ai 25 gradi. Il più usato e conosciuto per questa ricetta è senza dubbio l’Aperol, il classico liquore aperitivo italiano ottenuto per infusione di arance, erbe e radici, dal sapore agrodolce in cui prevale la nota morbida e si avverte un leggero sentore sapido.
Le alternative più comuni all’Aperol nella preparazione dello Spritz sono il Campari ed il Select. Il primo dà una versione più asciutta al palato, la nota amara e speziata del Campari sposta l’equilibrio del drink verso un gusto secco ed un finale agrumato.
Il Select allo stesso modo risulta intenso e complesso, in questo caso il gusto amaro-dolce trova un piacevole equilibrio tra le note fresche degli agrumi e le note speziate e amare di cortecce e radici.
Nel Triveneto le varianti di questo drink prevedono, a seconda degli usi regionali, vino bianco frizzante, Prosecco, e vini bianchi fermi come ad esempio il Tocai friulano. In generale, lontano dall’arco alpino, lo Spritz viene preparato con Prosecco e la scelta della tipologia della bollicina dry, extra dry oppure brut definisce il sapore più fruttato oppure più asciutto del drink.
Sebbene la versione più comune preveda parti uguali di prosecco e bitter e spesso c’è chi dimentica la parte di acqua, credo che la formula 3:2:1 resti quella più indicata per ottenere un drink fresco e poco impegnativo, ma soprattutto equilibrato.
Anche la scelta delle decorazioni richiama il gioco di sapori freschi e agrodolci dello Spritz, in linea di massima basta anche solo una fetta d’arancia, ma l’aggiunta di un’oliva verde dà sapidità al drink e catapulta chi lo beve nella dimensione dell’aperitivo.
Un grande calice da vino è diventato un must del servizio dello Spritz, ma volendo si può servire questo drink in uno stile più retrò, anche in un tumbler basso da 300 ml ca.
La Storia :
Sono solito trattare ricette nate anche 200 anni fa oltreoceano, che grazie alla loro popolarità hanno fatto il giro del mondo. Questa è la prima volta che mi cimento con una ricetta tutta italiana (forse con un pizzico di austriaco) che è diventata un fenomeno globale.
Da molti bartenders lo Spritz viene snobbato e considerato come bevanda da osteria, perchè forse troppo di massa, o troppo semplice da preparare o perchè forse non viene menzionato nei costosi corsi di formazione. Molto spesso capita solo che un trend setter veramente forte esprima un mero giudizio personale, et voilà, la ricetta riceve sentenza e condanna da parte di operatori troppo sensibili alle opinioni più che alle richieste dei clienti. Non ultimo anche il New York Times ha pubblicato nel 2019 un articolo di R. Peppler che menzionava lo Spritz non come un drink di qualità, ma a dirla tutta, l’articolo con giusta ragione era un chiaro riferimento alla sciatteria dei tanti bar che miscelano aperitivi con poca cura e con pessimi ingredienti.
Per fortuna non c’è un bar in Italia che all’ora dell’aperitivo (ma spesso anche alle 22.00 o peggio più tardi, e forse questo è il problema) non venga sommerso da ordinazioni di quello che è diventato l’aperitivo più famoso di questi tempi.
Il drink a base di prosecco, bitter e acqua frizzante come lo conosciamo noi oggi, è solo l’evoluzione di una bevanda preparata con vino bianco veneto e acqua, che ha origini più datate. Durante la dominazione austriaca nel Lombardo-Veneto agli inizi dell’Ottocento, i soldati, insieme a diplomatici e commercianti asburgici, non erano abituati al gusto e alla gradazione elevata dei vini dei contadini veneti, la loro abitudine era infatti di stemperare il vino con acqua. La richiesta più comune nelle osterie, accompagnata da un gesto con il pollice verso il bicchiere, divenne “Spritzen!” che tradotto dal tedesco significava “spruzzare” l’acqua nel vino. Ancora oggi in alcune zone del nord-est italiano viene servita una bevanda chiamata spritzer che non è altro che vino bianco e acqua gassata.
Agli inizi del ‘900 l’introduzione dei sifoni per seltz mise a portata di mano dei baristi l’ingrediente per dare brio a questo drink che all’epoca veniva preparato con vino fermo, e quando entro l’inizio degli anni Venti la pratica di macchiare il drink con il bitter divenne di uso comune la ricetta dello Spritz cambiò verso la formula attuale. Sembra che l’abitudine sia nata come consuetudine domenicale per rendere più ricco il solito aperitivo di fine lavoro di tutti i giorni.
In effetti la versione così come la conosciamo noi è nata grazie alla fervente attività delle case liquoristiche italiane all’inizio del Ventesimo secolo. L’aggiunta di bitter diede al vino allungato due connotati fondamentali: una forte identità italiana e rese la bevanda un cocktail a tutti gli effetti. Con la nascita dell’Aperol bitter di Barbieri nel 1919 ed il Select dei fratelli Pilla nel 1920, si diffusero le due versioni più note del drink, ovvero quella padovana con Aperol, vino bianco frizzante ed una spruzzata d’acqua e quella dei Bacari veneziani con Select, vino bianco fermo e acqua.
Ma in realtà più che una vera ricetta canonica lo Sprtiz ha sempre rappresentato un modo per passare l’aperitivo e quindi in ciascuna zona del nord Italia la formula si adattava ai prodotti delle città, facendo nascere le varianti per esempio con Campari o Cynar e utilizzando vini che variavano dal Tocai friulano al Prosecco. Per noi risulta più semplice parlare di Spritz con varianti, ma la cultura delle regioni settentrionali ha dato vita a vere e proprie abitudini che presero il nome di Bianchin e Bicicletta a Milano, Pirlo a Brescia, Spruzzato in Piemonte, e Biancoamaro in Liguria.
La versione padovana dello Spritz all’Aperol divenne una moda del nord Italia fin dagli anni ’70 e già a partire dagli anni 2000 l’irrinunciabie rito dell’aperitivo di fine giornata ha superato i confini del Veneto, diventando prima un fenomeno italiano e poi una moda da esportare all’estero.
Dal 2008 grazie ad una penetrante campagna marketing del gruppo Campari (di cui fa parte anche il brand Aperol), lo Spritz ha assunto nell’immaginario collettivo l’iconico colore arancione, per arrivare nel 2011 all’inserimento nella lista dei cocktail IBA della ricetta alla maniera “padovana“, ma paradossalmente con la dicitura “Spritz Veneziano“.
Quest’ultimo decennio ha visto concretizzarsi il concetto di Spritz come “momento sociale” seppur a discapito della reputazione di una ricetta che fa parte del patrimonio delle tradizioni italiane.
Lasciando ai nostri ospiti la scelta del proprio marchio di aperitivo preferito, la formula bitter-bollicine-acqua è innegabilmente una degli elementi di successo e di longevità di molti bar. Al di là di tante polemiche la migliore chiave di lettura di questa ricetta così semplice è che dopo una giornata di lavoro, nessuno ordina uno spritz perché ha voglia di pensare, ma semplicemente vuole un momento per una bevuta che sia buona, poco impegnativa e che lo accompagni fino a cena.