Bicchiere : Flute
Metodo : Build
Decorazione : No Garnish
Ingredienti :
- 100 ml di Birra Stout
- 100 ml di Champagne Brut
Preparazione :
Versate delicatamente la birra fino a riempire il bicchiere a metà e aspettare pochi secondi fino a che la schiuma si sia assestata.
Senza inclinare il bicchiere, riempirlo fino al bordo con lo Champagne facendo attenzione a creare un cappello denso di schiuma ma senza farla traboccare.
Date una mescolata molto delicata e servite.
Le quantità riportate in ricetta sono meramente indicative, l’importante è rispettare il rapporto in parti uguali di birra e Champagne.
Note sugli ingredienti:
Una birra dal sapore pieno e uno Champagne elegante e delicato sono una combinazione di ingredienti difficile da immaginare insieme, ma questo è un classico ha resistito alla prova del tempo.
“Lo Champagne stempera la consistenza pesante e sciropposa della birra, mentre la Stout attenuail sapore pungente e acido dello Champagne, sono l’uno il complemetno perfetto dell’altro” (D. Embury)
Il Black Velvet è un drink dal tenore alcolico leggero rispetto alla maggior parte dei cocktail che in genere include almeno un liquore. In media una birra Stout ha una gradazione di 5,6% ABV e la media per lo Champagne è del 12% ABV. Ne risulta che il Black Velvet ha l’8% di ABV.
Si potrebe anche versare questo drink in un boccale di birra o in un bicchiere highball, anche se la flute aggiunge un tocco di eleganza.
Indipendentemente dal bicchiere, si raccomanda di versare la stessa quantità di champagne e birra scura e che entrambi siano di buona qualità, soprattutto dal momento che non è previsto ghiaccio nella miscelazione dei due prodotti, è definitivamente meglio quando entrambi gli ingredienti sono tremendamente freddi.
La Storia :
L’idea comune è che questa ricetta sia nata nel 1861 al Brook’s Club di Londra, ma c’è chi dice invece sia stato miscelato prima allo Shelbourne Hotel di Dublino. Presumibilmente, la data che di sicuro ha reso noto il Black Velvet è il 14 dicembre, la storia racconta che fu servito al Brook’s Club di Londra mentre il paese era in lutto per commemorare la morte del principe Alberto, consorte della Regina Vittoria.
Il Brook’s è un Club di gentiluomini della aristocrazia Londinese fondato nel 1762. Si dice che il Black Velvet abbia avuto origine tra questi Signori, anche per chi beve vino francese in tristi circostanze, lo Champagne non sembrava un drink appropriato, quindi si può supporre che una birra nera sia stato un appropriato segno di lutto per vestire lo Champagne e smorzare la risonanza del brindisi.
Alla fine del 19° secolo la cultura della miscelazione stava per vivere un periodo d’oro, ed erano gli anni in cui i loggerhead (attizzatoi roventi) venivano usati per emulsionare i flip alla birra prima che questi fossro soppiantati dai flip a base di uovo. La birra veniva consumata abbondantemente, e riteniamo di dire il vero se pensiamo che anticipando di un anno la prima pubblicazione del ricettario di Jerry Thomas, il Black Velvet è il primo classico a base di birra ad essere stato registrato, che è arrivato inalterato nella ricetta fino ai nostri giorni.
La ricetta ci mise poco ad essere sdoganata dall’Inghilterra in Germania (Terra di origine del Principe Alberto) dove veniva preparata con vino sekt al posto dello Champagne, e prese il nome di “Bismarck” in quanto divenne il drink preferito del cancelliere tedesco Otto von Bismarck (1815-1898).
Harry Johnson scrisse di questo drink (che chiamò Champagne Velvet nell’edizione del 1888 del suo Bartenders ‘Manual) “è una bevanda piuttosto costosa, ma buona”. Johnson utilizzò una birra Porter, che rispetto alla Stout, era storicamente un po ‘più leggera.
Il Savoy cocktail book ne riporta la ricetta specificando l’utilizzo di un tumbler al posto del calice, e l’idea (che non è affato male) sembra derivare dal retaggio americano di Craddock, ed infatti lo stesso bicchiere lo abbiamo ritrovato in manuale americano del ’34 , “The Official Mixer’s Manual” di Patrick Duffy, dove si legge l’utilizzo di un bicchiere “alto”.
Nel 1948 Embury incluse la ricetta nel suo “Fine Art of Mixing Drinks”, e sorprendentemente il severo autore scrisse che si trattava di una delle più grandi sorprese dategli da un drink. “L’unione di Champagne e Stout potrebbe sembrare terribile ma a tutti gli effetti è squisito. Lo Champagne stempera la consistenza pesante e sciropposa della birra, mentre la Stout attenuail sapore pungente e acido dello Champagne, sono l’uno il complemetno perfetto dell’altro”.
La versione di T. Mario è il classico esempio della ricetta rivista con meno Stout, evidentemente la versione con un terzo di birra veniva preparata per chi preferiva sentire meglio il sapore dello Champagne, per puro parere personale sembra che queste proporzioni snaturino il drink.
Nel suo “The craft of the cocktail” DeGroff ha riassunto perfettamente la storia di questo drink, la cosa che va sottolineata, come del resto fece già Embury,54 anni prima, è la modalità in cui vengono versati gli ingredienti, specificando in questo modo come questo sia un drink decisamente miscelato e smentendo le ricette che negli anni Novanta proponevano un cocktail come questo preparato a strati.
Inevitabilmente l’utilizzo di una birra Stout irlandese ha portato a servire il drink e decorarlo con un trifoglio specialmente nel giorno di San patrizio .