Bicchiere: Flute o Coppa Champagne
Tecnica: Build
Decorazione: Ricciolo di scorza di limone
Ingredienti :
- 1 zolletta di zucchero
- 3 dashes di Aromatic Bitters
- 30 ml di Brandy
- 100 ml di Champagne Brut (ghiacciato)
Preparazione :
Siate sicuri di utilizzare una flute congelata, precedentemente messa nel freezer.
Appoggiate un tovagliolino sul bordo del bicchiere e adagiate delicatamente la zolletta su di esso. Versate i dashes del bitters e saturate la zolletta.
Rimuovete il tovagliolino e lasciate cadere la zolletta sul fondo della flute, poi versate il brandy.
Completate il cocktail versando delicatamente dello Chapagne ghiacciato nella coppetta leggermente inclinata per preservarne l’effervescenza.
Fate attenzione a non mescolare con il bar spoon.
Esprimete gli olii essenziali di uno zest di limone sulla superficie del bicchiere e decorate con un ricciolo ottenuto dalla scorza di limone.
Note sugli ingredienti:
Il nome ci riporta direttamente al modello di cocktail del 1806, ed in effetti con le dovute attenzioni , potremmo dire che questo drink è realizzato sul modello dell’old fashioned. Chiaramente faremo attenzione a preservare le bollicine dello Champagne e non mescoleremo il drink come nel caso del whiskey su ghiaccio.
La flute permette una migliore esperienza, specialmente fa apprezzare a pieno l’effetto del perlage, ma a discapito delle bollicine, se si preferisce uno stile più decadente anche una coppetta da champagne di fine ottocento potrebbe fare al caso nostro.
Lo zucchero in questa ricetta non ha la funzione di addolcire il cocktail, piuttosto serve a creare un vivace flusso di bollicine che sale dal fondo bicchiere. Una zolletta di piccole dimensioni (Domino Dot) o magari metà di quelle più grandi, favorirà questo processo molto meglio di quello granulare.
E’ utile tenere il brandy in freddo prima di versarlo nella flute, in modo tale da non alzare rovinosamente la temperatura del bicchiere e dello champagne.
In base alla scelta del vino utilizzato per questo cocktail, si può prendere in considerazione di alzare la qualità dei prodotti ed affiancare allo Champagne un Cognac V.S.O.P.
Questo cocktail elegante e raffinato, dal basso tenore alcolico, da sempre divide i puristi dello Champagne dagli amanti del bere miscelato nella scelta del vino da utilizzare. La dipendenza del drink dallo spumante suggerisce che un’opzione di prima qualità è più adatta al ruolo, tuttavia il purista non oserebbe adulterare le delizie naturali dello Champagne autentico.
Spesso la ricetta di questo cocktail è stata trattata con superficialità pensando che un qualsiasi vino frizzante potesse andare bene, ed in effetti si trovano piccole eccellenze di vini magari italiani o spagnoli, che bene si prestano allo scopo, ma in definitiva si chiama Champagne cocktail perchè la differenza tra lo Champagne e gli altri vini sta nel sapore secco, fragrante, più ricco ed intenso, con complessi aromi secondari e con una nota acida che caratterizza la bollicina francese, oltre che nello stile da “bon vivant” di chi lo sceglie.
Assodato che per apprezzare a pieno questa ricetta non va scelto un vino diverso dallo Champagne, è importante procedere con riverenza sacrale nella selezione delle etichette verso un vino così blasonato ricordando che un vintage va bevuto esclusivamentein purezza.
Il tipo di bitters caratterizza notevolmente il cocktail, la ricetta classica prevede Angostura Aromatic bitters, ma il mercato oggi offre una vasta varietà di prodotti dai sapori e dalle caratteristiche tra cui scegliere in base alle preferenze personali. Si può provare ad esempio anche con una combinazione di Angostura (per mantenere il colore ambrato) ed un bitters dal sapore agrumato come suggerisce Brad Thomas Parsons, autore del libro Bitters.
Sin dalle versioni più antiche della ricetta, la piccola buccia di limone arrotolata sul bordo del bicchiere è stata la decorazione preferita per questo drink. La versione dell’IBA prevede anche una ciliegina per decorazione, ma rpreferiamo non addolcire troppo il gusto del cocktail. In un cocktail dalle preparazione semplice come questo i particolari fanno la differenza, è buona norma arricchire il profilo aromatico ed esprimere anche gli olii essenziali di una buccia di arancia verso la superficie del drink.
La Storia :
Il nome di chi abbia avuto l’idea di sostituire un vino allo spirito nella ricetta del 1806 si è perso nel tempo che va dalla creazione del “cocktail” alla pubblicazione del testo di Jerry Thomas nel 1862.
Nel 1850 Frank Marryat, un autore ed artista del tempo che raccontava la storia e le abitudini dei cercatori d’oro in California, riportò la prima traccia di uno Champagne cocktail.
Nel libro di Robert Tomes “Panama in 1855. An account of the Panama rail-road, of the cities” del 1855, troviamo la prima traccia scritta , dove il cocktail viene descritto dettagliatamente in uno spezzato del tempo. Anche il celebre Mark Twain ha citato il cocktail nel suo libro del 1869 “The Innocents Abroad”.
Come tutte le altre ricette più conosciute dell’epoca fu inserita da Jerry Thomas nella edizione del 1862 del primo ricettario per barman mai scritto “The bartenders guide. How to mix drink” . La ricetta aveva alcuni tratti diversi da come la conosciamo noi. Il Professore scrisse di un cocktail preparato in un tumbler con ghiaccio tritato, non vi era brandy o cognac e l’aspetto più particolare della ricetta era che Thomas scrisse “shakerare bene e servire“.
L’azione di shakerare proprio non si addice allo Champagne, e nell’edizione del 1887 del libro, la ricetta venne modificata con l’indicazione di mescolare delicatamente con un cucchiaio. La ricetta riportata in quella edizione del manuale era più simile a quella che conosciamo noi, il tumbler aveva lasciato il posto ad un goblet, il ghiaccio da tritato divenne un solo cubo e venne specificato l’utilizzo della zolletta.
Il basso tenore alcolico e la sempicità nella preparazione insieme alla versatilità del drink che poteva essere anche un servito nelle prime ore dell’aperitivo fecero il successo dello Champagne cocktail “che sarebbe divenuto uno dei preferiti degli sporting gentlemen del ventesimmo secolo” e dalle giovani signore emancipate a cui si deve l’appellativo di “latte delle soubrette” (volendo citare Wondrich).
Da “Imbibe” apprendiamo che il primo testo a pubblicare una ricetta con aggiunta di brandy fu il manuale di Joseph Haywood del 1898. L’utilizzo del brandy divenne più comune a causa della confusione circa il nome e la preparazione del drink che suscitò un giornalista americano di nome John Dougherty il quale, nel 1899 insieme ad altri colleghi della stampa di New York, organizzò (e vinse) una vera e propria gara di cocktail. La ricetta che si aggiudicò la vittoria era molto simile ad uno Champagne cocktail ed era intitolata “Business Brace“.
Ma in buona parte dei ricettari storici pubblicati fino agli anni ’30 si riscontra la mancanza del brandy o del Cognac, a differenza della ricetta a cui siamo abituati. Facciamo riferimento per esempio al Savoy Cocktail Book, il più classico e conosciuto manuale dell’epoca, che riporta una versione del cocktail che è ancora simile alle preparazioni di Thomas e di Johnson di fine 19° sec.
L’aggiunta di Cognc viene annotata anche da Embury nel 1940 che include la ricetta nel suo libro “The fine art of mixing drinks“, specificando che il nome del Cocktail con Cognac è Maharajah’s Burra Peg (visto il nome non ho dubbi a capire perchè tutti preferiscano chiamarlo Champagne cocktail), e la stessa ricetta fu trattata anche da Baker nel suo manuale “Gentleman’s Companion”.
Nel suo caratteristico stile Embury non manca di fare alcuni appunti alla ricetta, definendola – da evidente purista amante dello Champagne – un “pasticcio incongruo“. Tuttavia ne dà una descrizione particolareggiata soffermandosi sulla grandezza della zolletta di zucchero (media) e sull’utilizzo delle scorze di agrumi per la decorazione.
Nonostante la dura critica di Embury, lo Champagne cocktail ha continuato ad essere un drink dalla grande popolarità negli ultimi settanta anni, entrando (a mio avviso in ritardo) nella lista IBA del 1985.
L’aggiunta di piccole dosi di liquore all’arancia o la sostituzione di assenzio al bitters hanno dato vita a numerose e famose varianti del cocktail, come il Casino, il Prince of Wales ed il Chicago. La struttura della ricetta ha ispirato diverse generazioni, come è successo anche per il Moonwalk la cui ricetta originale fu modificata in occasione della riapertura della riapertura dell’American Bar del Savoy.