T.J. Siegel, Milk & Honey NY, 2001
Bicchiere: Old Fashioned (nella foto modello Prisma di VIDIVI)
Tecnica: Shake & Strain
Decorazione: No Garnish
Ingredienti:
- 60 ml di Bourbon Whiskey
- 22 ml di Honey Mix
- 22 ml di Succo fresco di Limone
Preparazione:
Unite il Bourbon, lo sciroppo di miele ed il succo di limone, in uno shaker colmo di ghiaccio e agitate energicamente per 20 secondi circa, fino a quando il drink non è sufficientemente raffreddato.
Versate il cocktail in un bicchiere con un grande cubo di ghiaccio cristallino.
Note sugli ingredienti:
Sulla carta, il Gold Rush è un drink molto semplice. Composto da bourbon, sciroppo di miele e succo di limone fresco, è essenzialmente un Whiskey Sour con miele al posto dello zucchero che dà complessità al sapore del cocktail (oppure, se volete, una versione a base di bourbon del Bee’s Knees).
Lo schema della ricetta di un Whiskey Sour spesso include l’albume, ma non è il caso del Gold Rush. Usiamo uno sciroppo in rapporto due a uno, il miele fornisce molto corpo, la combinazione con il whisky crea un risultato più ricco e viscoso, trasformando il sapore e la percezione del cocktail al palato, e rendendo il Gold Rush un perfetto equilibrio tra i tre ingredienti. Questo è il classico esempio in cui “semplice è meglio“.
Funziona con un’ampia varietà di bourbon, ma bisogna tener presente che la scelta del whiskey delinea il profilo del drink.
Un bourbon più morbido potrebbe gratificare i palati meno pretenziosi, ma probabilmente non avrà abbastanza complessità e calore sul finale per soddisfare un bevitore abituato al sapore del whiskey. Viceversa una referenza a più alta gradazione come un 101 proof, porterà un alto tenore alcolico e carattere al cocktail.
Come in un classico sour, il succo di limone fresco è la chiave per tagliare il miele e il whisky, portando equilibrio al cocktail.
La ricetta originale non prevede decorazione, una fetta di limone potrebbe sbilanciare l’equilibrio del drink portando più acidità.
Ma se proprio si desidera, uno zest di limone può servire allo scopo e gli olii espressi sul bordo del bicchiere potrebbero arricchire il profumo del drink.
Il ghiaccio e la shakerata sono una componente importante per controllare al meglio la diluizione, il ghiaccio va messo nello shaker solo prima di iniziare a shakerare, e il tempo di shakerata dipende dalla tipologia utilizzata, breve se si usano cubetti regolari, più lungo se si usano cubi più grandi e ghiaccio cristallino. Il drink riesce meglio se è servito con un grosso di cubo di ghiaccio che esce appena dalla washline (superficie di galleggiamento o meglio lo spazio tra la superficie ed il bordo del bicchiere).
La Storia:
Agli inizi del nuovo millennio in pochi parlavano di craft bartending, ma chi lo faceva, stava ponendo le basi per quello che sarebbe diventata la miscelazione attuale. Questa ricetta risale ai primi anni di attività del Milk & Honey, il leggendario locale del lower east side di Manhattan che ha cambiato la cultura della miscelazione degli anni 2000.
Il Gold Rush fu preparato per la prima volta nel 2001 da Sasha Petraske, l’illuminato proprietario del M&H, ma la paternità della ricetta è attribuita a T.J. Siegal, amico di sempre e partner in affari di Petraske. Sembra che l’idea gli sia venuta in mente mentre Sasha era impegnato nella preparazione dello sciroppo di miele, e come riporta R. Simonson, fu Siegel che nella maniera più semplice suggerì all’amico di preparare un whiskey sour con il miele al posto dello zucchero.
Il drink ebbe gran successo al M&H, ed in poco tempo è arrivato sul bancone dei bar in giro per il mondo.
In “Regarding cocktails“, il libro postumo di Petraske, è il suo socio e barman Richard Boccato a spiegare la ricetta del Gold Rush, tramandando come un “mantra” gli insegnamenti di Siegal e Petraske, ed evidenziando come questo drink sia il perfetto esempio dello stile del M&H: tre ingredienti perfettamente equilibrati e niente fronzoli.
Anche Jim Meehan, ricordando la prima volta da cliente al Milk & Honey di NY, ha incluso la ricetta del Gold rush nel suo manuale del Pdt. Il rapporto tra miele e limone è sbilanciato verso il dolce rispetto alla ricetta originale, e se negli altri libri la decorazione è solo omessa, Meehan scrive ben chiaro “no garnish”, ma soprattutto scrive che questo drink ha cambiato sostanzialmente il suo punto di vista sui cocktail.
Quasi due decenni dopo, il Gold Rush è diventato “Il nuovo cocktail più preparato e rinomato del 21 ° secolo” (R.Simonson), di certo è considerato una pietra miliare della miscelazione moderna, e non ultimo ha ispirato un’altra famosa ricetta come il Penicillin. Infatti entrando in un qualsiasi cocktail bar rispettabile, possiamo essere sicuri di poter ordinare un Gold rush come se stessimo chiedendo un Manhattan o un Sazerac. Questo cocktail ha cambiato un trend, dimostrando che non è più necessario che una ricetta venga menzionata in una “lista in particolare” o in un manuale vintage fuori stampa per essere considerata un classico.