Bicchiere: Old Fashioned
Tecnica: Stir & Strain
Decorazione: Scorzetta di limone
Ingredienti:
- 30 ml di Bourbon Whiskey
- 30 ml di Cognac VSOP
- 7,5 ml di Benedictine
- 30 ml di Vermouth Dolce
- 1 dash di Aromatic Bitters
- 1 dash di Peychaud’s Bitter
Preparazione:
In un mixing glass versiamo il whiskey, il cognac ed il vermouth, e aiutandoci con un barspoon oppure un cucchiaio misurato versiamo anche il Benedictine. Aggiungiamo 1 dash di ciascun bitters.
Senza lasciare troppo ghiaccio fuori dalla superficie del liquido inseriamo nel mixing glass due o tre pezzi di ghiaccio se usiamo cubi più grandi oppure qualcuno in più se usiamo pezzi piccoli.
Misceliamo con un barspoon per 15-20 secondi (in base al ghiaccio utilizzato) e filtriamo in un bicchiere old fashioned con ghiaccio di servizio.
Esprimiamo gli olii della buccia di uno zest di limone sul bordo del bicchiere e decoriamo con la stessa scorzetta.
Note sugli ingredienti:
Lo stile “all’antica” del Vieux carré unisce il sapore forte e speziato del rye e il carattere del cocgnac alla morbidezza e ai sentori erbosi del vermouth dolce italiano e del Benedictine. Soprattutto il liquore francese lega ed amplifica il marriage tra il vermouth e la balsamicità dei bitters. E’ un cocktail che richiede una precisa attenzione alle dosi e al bilanciamento, e di sicuro la scelta di un vermouth più ricco di botaniche amare, oppure di spezie dall’aroma dolce, influenza il profilo del drink.
E’ buona norma mescolare sempre con grandi cubi di ghiaccio cristallino, magari uno intero e uno rotto in pezzi, questo cocktail deve far sentire lo spirito pur rimanendo rotondo e setoso, ed è molto importante controllare al meglio la diluizione che viene dal ghiaccio. Una diluizione eccessiva rovinerebbe la consistenza e l’equilibrio aromatico del drink.
La ricetta originale prevedeva come decorazione oltre alla scorzetta di limone anche una ciliegia al maraschino ed un pezzo d’ananas.
La Storia:
Questo drink è nato a New Orleans nel 1938 nell’epoca del post proibizionismo, ad opera di Walter Bergeron, l’allora head bartender della Swan Room, la cocktail lounge dell’ Hotel Monteleone.
Era un momento storico in cui i bartenders dopo gli anni “secchi” tornarono a svolgere il loro mestiere, e non tutte le ricette degli anni precedenti sopravvissero al Volsted Act, ma a New Orleans i classici degli anni precedenti erano parte integrante della essenza stessa del posto.
Il nome significa “vecchia piazza” e si riferisce al Quartiere francese della Big Easy, il drink è un chiaro omaggio alla miscelazione degli anni in cui in città venivano creati cocktail come il Sazerac e Il Ramos Fizz.
Bergeron trovò ispirazione per la ricetta nella miscellanea delle diverse culture che hanno dato vita alla Crescent City. Il Cognac e il Benedictine omaggiano la Francia, il vermouth era un rimando all’Italia (c’era una fiorente comunità siciliana che da bravi navigatori popolavano la città fluviale), il rye whiskey rappresentava l’America e il bitters di Peychauds era per la tradizione Creola che avvolge la città.
La prima traccia scritta della ricetta risale al libro del giornalista e storico Stanly Clisby Arthur, “Famous New Orleans Drinks and How to Mix Them”. La prima edizione del libro risale al 1937, e di sicuro nella terza ristampa del ’38 troviamo la ricetta del Vieux Carrè. L’autore scrive che Bergeron creò il drink “in onore della Vieux Carré, quella parte di New Orleans dove i negozi antichi e i balconi di ferro battuto danno ai turisti uno sguardo sul romanticismo di altri tempi”.
L’Hotel Monteleone è famoso tra gli appassionati della miscelazione per aver ospitato “Tales of the cocktail“, e da sempre ha il Vieux Carrè come signature cocktail.
Nel 1949 al posto della Swan Room dove lavorava Bergeron, fu creato un bar dai tratti quasi surreali: il Carousel Bar, famoso per il suo bancone rotante dove i clienti al bancone si muovono lentamente attoro al bar proprio come un carosello.
Il rinnovato e suggestivo Carousel Bar ed il Vieux Carrè vengono anche menzionati in articolo del Washington post del 25 luglio 2007, che adatta in sintesi quanto raccontano Jennifer Adams e Phillip Collier nel libro “Mixing New Orleans” (Philbeau Publishing, 2007).