Bramble

bramble cocktail

Bicchiere: Old Fashioned

Tecnica: Shake and strain

Decorazione: Rondella di limone e due more

Ingredienti:

  • 45 ml di Dry gin
  • 22 ml di succo di limone fresco
  • 10 ml di sciroppo di zucchero 1:1
  • 15 ml di crème de mure

Preparazione:

L’attuale ricetta Iba prevede che questa ricetta si realizzi con tecnica build, ma preferisco preparare questo drink nello shaker proprio come intendeva il suo creatore.
Quindi si miscelano il gin, lo sciroppo di zucchero e il succo fresco di limone nello shaker, e dopo una shakerata non oltremodo lunga si versa in un old fashioned colmo di ghiaccio tritato. Si completa versando delicatamente sul ghiaccio la crème de mure.
“Senza esagerare con la mora, ovviamente : il drink deve essere bilanciato. Questo è il segreto del Bramble: mettere abbastanza limone da bilanciare la mora” diceva Bradsell.
Si aggiunge ancora del ghiaccio tritato e decoriamo con una rondella di limone e due more.

Note sugli ingredienti:

Quando Bradsell ha ideato questo cocktail, ha usato un Plymouth gin, volendo si può utilizzare anche un altro London dry purchè abbia una gradazione alcolica superiore ai 43 % vol.

Il ghiaccio che si usa è tritato piuttosto che rotto in pezzi più grossi, per il semplice motivo che negli anni 80 il Fred’s condivideva la cucina con un ristorante che serviva pesce, ed effettivamente il ghiaccio usato da Bradsell era lo stesso del produttore che serviva per il banco delle ostriche. Soprattutto questo tipo di ghiaccio evita che il drink possa risultare troppo dolce grazie alla diluizione che comporta.

La decorazione è fondamentale?
Proprio mentre leggevo un’intervista che Bradsel ha rilasciato a Difford nel 2015, mi sono venute in mente le parole di una mia amica che è una grande fan del Bramble, la quale mi raccontava che è indecente che in taluni bar non ci siano more sui bramble… Non aveva tutti i torti e se la ricetta dice così, un Bramble bello da vedere, ha di sicuro almeno una mora fresca e lucida adagiata sul ghiaccio tritato.
Ma voglio dare un consiglio a chi prepara un bramble, e riporto le parole di Dick nella sua intervista : ” … pensai che la forma a vulcano (riferendosi alla forma del ghiaccio che usciva dal bicchiere) fosse piuttosto bella, allora misi un lampone sopra, e ci versai un filo di creme de mure attorno…” . Quando gli fu chiesto perchè l’avesse guarnito con un lampone rispose : ” perchè non avevo le more. In quei giorni non era così facile trovare la frutta”.
Questo per dire che al bar il fondamentalismo talvolta può essere sinonimo di ottusità e non di perfezionismo.

In un’ottica ecofriendly non è nella nostra politica proporre un cocktail con cannuccia, ma per la composizione del drink e per esplicita spiegazione del suo inventore il bramble deve essere servito con due piccole cannucce. Quelle usate per la foto sono 100% biodegradabili.

La storia:

Richard Bradsell creò questo cocktail nel 1984 quando lavorava come barmanager al Fred’s Club di Soho a Londra.
Questo drink deve il suo nome ai ricordi di Dick quando da bambino andava a raccogliere more sull’isola di Wight. Infatti “brambles” in inglese sono i rovi su cui crescono questi frutti di bosco.
La sua intenzione era di creare un tipico cocktail inglese, e poichè né lo zucchero né il limone sembrano così britannici, al tipico gin secco Bradsell aggiunse un liquore che gli ricordava la sua terra.
L’idea iniziale era quella di servire il cocktail in una coppa da martini, però il risultato non fu quello desiderato, semplicemente non andava. Per questo motivo Dick decise di utilizzare un old fashioned che era il suo bicchiere preferito.

Come i cocktail di grande successo il Bramble deve la sua fama, a una ricetta semplice, lo stesso Bradsell disse che questa ricetta seguiva lo stesso metodo di miscelazione che pù avere un margarita, un sour oppure un daiquiri, e affermò che il suo drink aveva delle certe similarità con un Singapore Sling.
Per quanto mi riguarda invece trovo questo drink molto più vicino alla ricetta del “fix” resa famosa prima dal Professor J. Thomas e poi da Craddock nel suo manuale del Savoy.

Nel 2011 è entrato di diritto nella categoria dei new era drinks della lista Iba. A dire il vero quella del 2011 è stata solo la consacrazione di una ricetta nata in uno dei locali più esclusivi di Londra negli anni ’80, che in quasi trent’anni è stata menzionata da riviste di settore, nei menu dei cocktail bar in giro per il mondo e a cui anche Tmagazine del NY times ha dedicato un articolo nel giugno del 2010.

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